Cetinje
Nella "valle degli Dei" immergetevi nell’epopea della storia del Montenegro attraverso le ricchezze dei palazzi storici e dei musei.
Provate ad immaginare la vita nel castello di Re Nicola Petrović, dove le principesse facevano i loro sogni giovanili. Sotto i tigli centenari, ammirate come la luna "spande i suoi raggi magici risvegliando in alcuni sentimenti segreti". Osservate il patrimonio di Petar II Petrović Njegoš, signore, guida spirituale, grande filosofo e maggiore poeta del Montenegro.Nel suo palazzo “Biljarda” potrete vedere il primo tavolo da biliardo trasportato qui "a spalla" dai giovani montenegrini da Cattaro.Nella città sotto il Lovćen si conservano tre importati oggetti sacri del Cristianesimo: l'icona della Madonna di Filermosa, la mano di San Giovani Battista ed un frammento della Santa Croce.
E sulle strade – teatro a cielo aperto. Creato dagli studenti delle accademie, attori, pittori, musicisti, nuova linfa creativa che si sovrappone alla tradizione. La città avvolta da un alone incantato. Ferma nel tempo… penserete, e quella sensazione non vi lascerà neanche nelle località vicine: Rijeka Crnojevića, Njeguši, alle falde del Lovćen, e nella valle di Ivanova korita. Ovunque una calda atmosfera domestica.
Non esitate, se vi viene offerto del formaggio o del prosciutto del villaggio di Njeguši: sono squisiti. I gusti più deliziosi del Montenegro si concentrano nella carne affumicata che viene essiccata all’incontro delle correnti d’aria provenienti dalle montagne e dal mare.
Cosa vedere
Teatro Reale - Zetski dom
La costruzione del Teatro Reale Zetski dom - La Casa di Zeta iniziò nel 1884, su progetto dell’architetto Josip Slad, ma fu completata solo nel 1892.
Il celebre palazzo del Teatro di Cetinje, nominato " La Casa di Zeta ", originariamente era dedicato, oltre al teatro, anche alla sistemazione dell’Archivio, del Museo e della Sala di Lettura con la Biblioteca. La prima rappresentazione teatrale, "L’Imperatrice dei Balcani" del conte Nikola I Petrović fu eseguita nel 1888, nel palazzo ancora non completato.
L’interno originale era arredato lussuosamente, alla moda contemporanea, su modello dei teatri da camera europei, con ricchi stucchi, fregi e soffitti dipinti. Nei tempi moderni, il palcoscenico è stato allargato, è stato rinnovato l’interno, e la scena è stata dotata di accessori moderni, che rendono possibile l’esecuzione di qualsiasi tipo di rappresentazione teatrale.
La corte di Re Nikola
Questo edificio è un museo di carattere storico con l'ambiente di corte ben conservato.
Il museo statale della città di Cetinje è stato fondato nell'anno 1950. Le collezioni più preziose del museo sono: le armi (per la maggior parte trofei), le bandiere, la numismatica, le medaglie, le fotografie, i documenti e la biblioteca di corte. La stanza "Odžaklija" è il luogo dove si incontravano i signori e dove si prendevano le decisioni più importanti per lo stato del Montenegro. La collezione etnografica possiede gli abiti tradizionali di Re Nicola e della Regina Milena ben conservati, i saloni decorati con intagliature e mobili in stile abbondantemente decorati.
Il Museo etnografico di Cetinje
Il modo in cui Montenegrini guadagnavano, abitavano, mangiavano, tessevano, si vestivano, che armi e che strumenti musicali usavano vi sarà mostrato dagli oggetti esposti nel Museo etnografico del Montenegro, sistemato in palazzo dove si trovava una volta ambasciata di Serbia.
Nel museo è esposta la collezione "Dai fili al tessuto" dove si mostrano gli oggetti della collezione dei tessuti. Gli oggetti sono risalenti al XIX secolo e della prima metà del XX secolo. Sono oggetti di uso quotidiano ed anche per occasioni speciali: parti dei costumi nazionali, vestiti, borse, cinture, asciugamani, diversi teli come anche gli esempi rappresentativi del pizzo e del ricamo.
Orario d'apertura: 9 - 17 h Il prezzo di biglietto: Adulti 2 euro, studenti e scolari 1 euro. E' valido biglietto di gruppo per tutti i musei.
Il Museo Storico
Lo spirito guerriero Montenegrino, che nei secoli combatteva sia contro le crudeli condizioni della pietre nude e delle rocce, di questa terra difficile da raggiungere anche per i nemici, sia per difendere quella stessa terra dai nemici esterni, si può meglio comprendere attraverso la cronologia in mostra nel Museo Storico che ha sede nel vecchio Palazzo del Governo.
Reperti di diversi periodi seguono il corso della storia passo dopo passo, in una cronologia suddivisa nelle 6 epoche della storia del Montenegro: il periodo antecedente l'arrivo degli Slavi, il Medioevo, il periodo dal XVI al XVIII secolo, quello della creazione dello stato Montenegrino (1796-1878), quello del moderno stato del Montenegro (1878-1918) e quello in cui il Montenegro si unì agli altri popoli Slavi di sud. L'esposizione permanente del Museo storico è divisa in diversi segmenti. Nella prima parte sono in mostra i reperti delle località archeologiche più importanti del Montenegro dal periodo del paleolitico fino alla prima parte del medioevo. Nella seconda parte sono presentate le copie degli affreschi dei più importanti monasteri del Montenegro, come anche i libri manoscritti e stampati, dichiarazioni e documenti. La parte della mostra dedicata alla dinastia dei Petrović che ha dato al Montenegro una lunga serie di governanti religiosi e temporali. L'ultimo signore dalla dinastia Petrović, il Principe, poi Re, Nicola I Petrović e il periodo in cui governò sono presentati in una speciale parte dell'esposizione che termina con gli eventi che hanno segnato il XX secolo. In questo museo esiste anche una collezione archeologica, una delle armi, una delle medaglie, una dei timbri, una degli stemmi, una collezione numismatica, una filatelistica, una tecnica, una artistica, una collezione di bandiere, una delle fotografie, una dei francobolli e una degli oggetti che non rientrano in nessuna di queste categorie.
Il Museo dell'Arte a Cetinje
Il Museo dell'arte del Montenegro possiede un fondo con più di 3000 apere d'arte, e nella sua "Cappella blu" è sistemata una delle reliquie più rispettate della cristianità, l'Icona della Madonna Filermosa.
Sistemato nel Palazzo del Governo, il museo ospita la Galleria Nazionale della Cultura della Pittura dall'anno 1950. La galleria del museo nazionale consiste di cinque collezioni: La collezione d'arte figurativa - la più numerosa nel fondo del museo. Speciale interesse qui suscitano le stanze dedicate ai più grandi pittori dell'arte moderna montenegrina: Petar Lubarda, Milo Milunović, Filo Filipoviće Dado Đurić. Partendo dai lavori del grande pittore del baroco Tripo Kokolj, continua con le opere degli artisti del XIX e XX secolo, pittori e scultori delle diverse correnti stilistiche di questo periodo, atrrvando fino all'ultima generazione degli artisti montenegrini. La collezione dell'arte figurativa Jugoslava - un sintetico sguardo nell'arte del XIX e XX secolo, con i rapresentanti delle correnti artistiche di romanticismo, realismo academico, impressionismo, espressionismo, realismo critico, realismo poetico ed anche l'arte dei vari stili apparsi dopo la Seconda Guerra Mondiale. La collezione di Milica Sarić-Vukmanović - donazione al museo che consiste di quadri, incisioni, sculture e lavori dell'arte applicata raccolti nel tempo da Milica e Svetozar Vukmanović per poi donarli nel 1964. Oltre ai capolavori rappresentativi della regione dell'Ex-Jugoslavia, la collezione consiste anche dei lavori dei grandi maesti come: Renoir, Picasso, Chagall, Salvador Dalì, Rivera, Renato Guttuso ed altri. Nella collezione delle icone, un valore speciale è rappresentato dai lavori della Scuola di icone delle Bocche di Cattaro, esempi di pittura italo-greca ed anche alcune icone di provenienza straniera. La collezione delle copie di affreschi consiste delle copie dei lavori di maggior pregio della pittura murale nel territorio del Montenegro.
L'icona della Madonna Filermosa è allo stesso tempo un capolavoro artistico e una delle reliquie cristiane più rispettate. Secondo la leggenda l'icona fu dipinta da San Luca Evangelista per ringraziare la Madonna che gli aveva salvato la vita e la fede. La sua storia si può seguire dall'anno 1118 quando i crociati a Gerusalemme fondarono l'Ordine dei monaci e cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Essi possedevano un gran numero di oggetti di culto, fra i quali anche questa icona. Dopo la caduta del Gerusalemme nel 1187, la sede del Ordine venne trasferito nell'isola Greca di Rodi, a cui l'icona deve il proprio nome per la collina di Filermo che si trova su quest'isola. Qui fu esposta nella chiesa comunale, per poi comincire un lugo viaggio che la portò da Creta, a Messina, via Viterbo ed infine a Malta. Dalla fine del XVIII secolo l'icona si trova nella corte russa, regalata allo Zar Paolo dai Cavalieri di Malta insieme alla mano di San Giovanni Battista ed ad un frammento della Santo Croce, ai quali questa reliquia è legata nel comune destino. Lo Zar di Russia ordinò ai milgiori orefici e gioellieri di realizzare una copertura in puro oro decorato con diamanti, rubini e zaffiri. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, l'icona prima fu spostata prima al Cremlino, poi a Londra, poi a Copenhagen, a Berlino, ed infine alla corte dei Karađorđević, a Belgrado. Poco prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale, il Patriarca della chiesa Serba ortodossa Gavrilo Dožić portò l'icona nel Monastero Ostrog. Dall'anno 1952 la reliquia è in posseso dello stato, che la ha affidata nel 1978 al Museo del Cetinje. L'icona della Madonna Filermosa dal 2002 è esposta nel Museo dell'arte nel palazzo del Governo, in uno spazio appositamente progettato per essa, chiamato la "Cappella blu".
La Biljarda
In questo palazzo furono create le opere più importanti scritte da Petar II Petrović Njegoš, guida spirituale e politica, poeta e filosofo.
Oggi Biljarda ravviva l'epoca, le circostanze e le condizioni nelle quali egli lavorava e creava. Il museo è situato nell'ex residenza di Njegoš, costruita nel 1838 secondo il progetto di Jakov Ozereckovski e ha assunto questo nome grazie al biliardo che Njegoš portò qui da Vienna, che era il primo e unico biliardo in quei tempi in Montenegro. Il materiale del museo non è organizzato in collezioni. La maggior parte degli oggetti esposti appartiene ad altri musei che fanno parte del Museo del Popolo di Cetinje. L'esposizione permanente consiste degli oggetti personali di Njegoš: manoscritti, libri, una biblioteca molto ricca, monete ed armi. I manoscritti originali e la penna con la quale scriveva fanno parte della mostra. Oltre alle armi, e i vestiti che Njegoš usava, sono esposti anche i suoi ritratti che furono realizzati da pittori provenienti da numerosi paesi europei.
Il mausoleo di Lovćen
L'Olimpo Montenegrino, luogo dell'eterno riposo del poeta, filosofo, guida spirituale e temporale del Montenegro, Petar Secondo Petrović Njegoš (1813 – 1851).
Lui stesso scelse questo luogo per la propria sepoltura. Nel tempo, esso è diventato "Il santo altare" dei Montenegrini. Già durante la sua vita vi fu costruita una piccola cappella. La promessa che in essa riposava fu avverata dal principe Danilo, trasferendo su questa cima i resti di Njegos insieme a qelli di altri importanti Montenegrini, proprio qui nel mondo dei fulmini. Ma non sono stati soltanto i fulmini a disturbato il loro sonno eterno. La cima Jezerski vrh fu prima meta degli attacchi dei Turchi e poi di quelli degli Austriaci che nell'anno 1916 distrussero completamente la cappella. In seguito ne venne costruita una nuova, ma nacque anche l'idea di costruirvi un monumento più grandioso, realizzato poi dallo scultore Ivan Meštrović.
Il mausoleo fu aperto nell'anno 1974. Per arrivare fino ad esso, da Cetinje bisogna percorrere una ventina di chilometri su strada, e poi salire 461 scalini. Anche grazie a questo tragitto, il pellegrinaggio è un'esperienza straordinaria. All'entrata della cappella, la parte centrale di questa costruzione, si ergono due figure monumentali di donne Montenegrine, realizzate in granito nero, come cariatidi. Dentro, le sei pareti laterali e quella centrale sono di marmo dì Brac e delle Bocche di Cattaro. Il soffitto è coperto da un mosaico composto da 200.000 tessere d'oro. La figura di Njegoš, in posizione seduta con un libro aperto, è anch'essa opera di Ivan Meštrović. Il sarcofago di marmo del Vladika Rade è semplice, con sopra una croce intagliata e il simbolo dello stato, simboli del governo spirituale e temporale.
Monastero di Cetinje
In questo monastero si trovano la mano di San Giovanni Battista e una scheggia della Santa Croce. Inoltre, ci sono i resti di San Pietro di Cetinje , e l’ "Oktoih", un libro pubblicato nel 1494.
Ivan Crnojevich probabilmente aveva già spostato la sede di governo da Žabljak a Obod (città di Rijeka) nel 1475. Da lì potrebbe aver governato per circa sei anni. Ritirandosi prima dell'invasione turca, trasferì la capitale da Obod al Cetinjsko polje (Campo di Cetinje) e, nella isolata valle sotto il Lovćen costruì prima un castello (nel 1482) , poi un monastero , secondo la promessa che aveva fatto un anno prima davanti all'icona della Vergine Maria nella chiesa di Loreto.
Il monastero con la chiesa della Madre di Dio fu completato entro agosto 1484, quando il duca fece posare l’iscrizione su pietra: In nome della Natività della Vergine, ha costruito il tempio santo nel corso dell'anno 6992 ( 1483-1484 ) . L'anno seguente , il principe Ivan Crnojević emise la Carta del monastero, scritta su pergamena , conferendogli molte proprietà per la manutenzione. Lì poi spostiò la residenza del metropolita montenegrino dall’isola di Vranjina. Da quel momento, il Monastero di Cetinje fù la sede dei sovrani montenegrini , leader religiosi e politici del paese , ma anche la meta dell’attacco delle forze ottomane. Nella sua forma originale fù mantenuto fino al 1692.
Continuando la tradizione dei Crnojevići, il vladika Danilo costruì nel 1701 un nuovo monastero nel luogo dove precedentemente c’era la corte dei Crnojevići . Nel 18° secolo, dopo l'invasione turca di Cetinje, il monastero fu demolito e ricostruito di nuovo.
Il Tesori del monastero di Cetinje
Nel museo del monastero si conservano oggetti di pregio risalenti al Medioevo: l’epitrachelion (paramento sacro) di Sava Nemanjic, la corona di Stefan Decanski, il vessillo ecclesiastico dei Balsic, il sigillo e lo scettro di Ivan Crnojevic. Secondo i dati conosciuti, dopo la rivoluzione del 1917, le reliquie furono portate via dalla Russia. Fino alla sua morte furono conservate da Maria Fiodorovna, madre dell'ultimo Zar di Russia Nicola Romanov. Dopo la sua morte, le sue figlie hanno donarono la reliquia al metropolita russo Antoni (Hrapovicki), il quale la sistemo nel tempio ortodosso a Berlino, e poi si trasferì insieme ad esse in Serbia, a Sremski Karlovci e donandole al Re Aleksandar Karadjordjević.
E’ presente una preziosa raccolta di icone e manoscritti medievali, su pergamena o carta, oltre a molti volumi rari, tra cui l’ “Oktoih”, stampato nel 1493/94 nella prima tipografia di testi in cirillico fondata da Ivan Crnojevic.
A Cetinje si trovano tre grandi sacre reliquie cristiane
Nel monastero di Cetinje sono conservati: la mano di San. Giovanni Battista (la mano che battezzò Gesù Cristo), un frammento della Santa Croce (la croce su cui fu crocifisso Gesù Cristo); e nell’edificio del Palazzo del Governo nella Cappella Blu: l’icona della Madonna di Filermosa.
Tre grandi reliquie cristiane hanno percorso un lungo cammino fino alla città storica di Cetinje. Da Gerusalemme, via Costantinopoli, furono in possesso dei Cavalieri Crociati di San Giovanni Battista, che li sequestrarono durante le loro incursioni. All'inizio furono a Rodi, e quindi dalla metà del 16° secolo a Malta. Così, i Cavalieri di San. Giovanni, sono così chiamati quelli dell’ordine di Malta. Durante le guerre napoleoniche il generale dell'Ordine di Malta diede le reliquie in cura allo zar russo Paolo I Romanov nel 1799.
Le reliquie erano conservate alla corte dei Romanov a San Pietroburgo fino alla rivoluzione del 1918 quando li portò via dalla Russia Maria Fedorovna, la madre dell'imperatore Nicola II, a Copenaghen. Verso la fine della sua vita, li diede al patriarca russo Antonio Hrapovicky che trasportò le reliquie attraverso Berlino fino a Belgrado. Poi le diede a re Aleksandar Karadjordjevic in apprezzamento del popolo russo e della chiesa Russa per aver ricevuto un gran numero di profughi dalla Russia. Le reliquie furono conservate nel palazzo reale di Belgrado fino al 1941, quando re Pietro II insieme al Patriarca Gavrilo Dožić le lasciò in custodia all’amministrazione del monastero di Ostrog.
Le reliquie furono poi trasferite da Ostrog nel 1952 al Tesoro di Stato. Dal Tesoro la mano di San. Giovanni Battista e la Santa Croce sono stati consegnati all'allora metropolita del Montenegro e del litorale Daniel Dajković nel monastero di Cetinje, e l'icona della santa Madre Filermosa dal 1978 è in mostra al Museo Nazionale di Cetinje, dove rimane ancora oggi.
Queste sono tra le reliquie cristiane più famose e sono conservate in cornici dorate, decorate con diamanti, brillanti, rubini e zaffiri.
Il mausoleo del vescovo Danilo
A Orlov krš (la Rupe dell'Aquila), il colle a sud-ovest proprio sopra il Monastero di Cetinje, si trova il Mausoleo del Vescovo Danilo, primo membro della dinastia Petrovic–Njegos.
Esso venne edificato nel 1896 da un'idea Principessa Elena e su progetto dell’architetto e scultore francese M. Votier. Grazie alle innovative soluzioni architettoniche, il monumento si fonde perfettamente con la Rupe dell'Aquila costituendo un simbolo ben riconoscibile che domina Cetinje. Il monumento è stato edificato spianando un altopiano, organizzato come un piccolo parco, proprio sul margine più estremo a nord-est, in modo da poter essere ben visibile dalla città. Un sarcofago monumentale in pietra dominato da una croce che si erge sulla lapide iscritta, è collocato su di un piedistallo di pietra al quale si accede mediante tre scalini. La parte superiore della lapide ha incisi a rilievo i simboli temporali e spirituali del governo del Vescovo Danilo: una croce, un cerchio e un fiore sul lato. Verso est si trova una grande medaglia in bronzo con cornice con in rilievo il profilo del Vescovo. Una strada asfaltata porta alla Rupe dell'Aquila da sud-est conducendo fino al monumento.
Parco nazionale del Lovćen
Racchiude la parte centrale e più alta della montagna che porta lo stesso nome che è per i Montenegrini il simbolo della libertà, e "il santo altare". Sulla cima Jezerski vrh, nel regno dei fulmini e dei tuoni è stato costruito il mausoleo di Petar Secondo Petrović Njegoš, "vladika", poeta e governatore del Montenegro (1813 -1851).
Andare fino alla cima rappresenta il coronamento della visita al Parco nazionale, e fino a questa costruzione imponente si arriva con la strada che vi arriva da Cetinje, lunga circa 20 chilometri, e poi salendo 461 scalini fino alla cima della montagna. Il parco abbraccia la superficie di 6.400 ettari. Il punto più basso di parco nazionale „Lovćen“ è l'incrocio di strade nella località di Krstac (927 metri sopra livello del mare), e la sua più alta cima, lo Štirovnik, 1.749 metri sopra il livello del mare, che è allo stesso tempo la cima più alta della montagna di Lovćen.
Lovćen è famoso per i belvedere dai quali la vista si perde in tutte le direzioni - verso il mare, il Lago di Scutari o fino alle alte montagne al nord. Da qualsiasi parte guardiate vivrete un'impressionante visuale irripetibile e memorabile. I punti sul Lovcen dai quali si possono vedere le bellezze del Montenegro sono numerosi: Jezerski vrh, Štirovnik, la vecchia strada dalla cittadina Krstac fino alla stazione turistica invernale di Ivanova korita, le strategiche strade austriache che portavano fino alla cima delle montagne, l'antica strada curvosa che come una serpentina si inerpica sui pendii del Lovćen. Si tratta di uno speciale fenomeno progettuale e costruttivo. Sul ripido pendio di Lovćen, scende verso la baia di Cattaro e le sue "serpentine" sono un'esperienza irripetibile.
Il maggior parte degli edifici sacri dell'interessante materiale etnografico del Lovćen sono concentrati sul territorio di Ivanova korita e nel villaggio di Njeguši, famoso per l'ottimo prosciutto e il formaggio. La regione del Lovćen è famosa anche per la bevanda degli Antici Slavi - la medovina.
Qui conoscerete l'autentica architettura popolare: i katuni (abitazioni estive degli allevatori), le vecchie case di pietra con i tetti di paglia tagliata o di calcare squadrato, i "seoska guvna" i luoghi dove si tenevano gli incontri pubblici, dove si festeggiava e celebrava. Una decina di chiese, della caratteristica forma costruttiva, riconoscibili dal campanile "na preslicu" (la cui forma assomiglia ad un fuso) completano i paesaggi del Lovćen.